«Forni per i rom», esposto contro consigliera Massimilla Conti
mercoledì, 12 novembre, 2014
«Se tra i cani ci sono razze che vengono considerate più predisposte ad aggredire perché nn ammettiamo che i rom sn più predisposti a commettere i reati?», aveva scritto, il 21 settembre 2014, Massimilla Conti la quale, il 29 ottobre 2014, aveva rincarato la dose postando: «Le telecamere servono per punire tutti sti bastardi! Cmq niente gatta buia, ci vorrebbero i forni…metto a disposizione la mia taverna. Se vedete del fumo strano che esce dal tetto non vi preoccupate!».
Nell’esposto, l’Associazione 21 luglio ha chiesto all’autorità giudiziaria di valutare la rilevanza penale delle affermazioni della consigliera comunale relativamente, in particolare, alla diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale, incitanti alla discriminazione e capaci di istigare pubblicamente a commettere reati.
«I post di Massimilla Conti – afferma l’Associazione 21 luglio – contengono dichiarazioni fondate su una evidente idea di superiorità etnica e sul palesato sentimento di odio nei confronti del gruppo etnico dei rom. In più rievocano non solo la deportazione e lo sterminio dei rom e degli ebrei avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale, ma invocano la rinnovata adozione delle medesime misure nei confronti dei rom come gruppo etnico ben definito».
L’Associazione 21 luglio, infine, non ritiene in alcun modo accettabile ed esimente da responsabilità nemmeno il post su Facebook, pubblicato il 1 novembre 2014, in cui la consigliera comunale di Motta Visconti ha voluto giustificare le sue affermazioni, relegandole a una semplice battuta avvenuta al di fuori dell’ambito istituzionale.
«Le mie affermazioni sull’ennesimo reato perpetrato a Motta Visconti sono state un commento spontaneo e fuori dall’ambito istituzionale – aveva scritto Massimilla Conti – La battuta sui forni, fuori dall’ambito istituzionale, è la classica battuta […] I forni (ma avrei anche potuto usare anche “foibe”) sono la trasposizione metaforica della forte richiesta dei Mottesi di una punizione giusta e certa, che il Paese, patria del diritto, deve garantire ai suoi cittadini […]Chi non ha capito lo spirito, ha voluto strumentalizzare sui giornali una frase come altre cento, mille che si sentono nei negozi, nei bar, tra la gente comune».
«Nessuna strumentalizzazione e nessuno spirito da capire – afferma l’Associazione 21 luglio – Ma non si può restare inermi di fronte a chi, con leggerezza disarmante e incuranza dei diritti umani, semina odio razziale e alimenta un clima di intolleranza e allarmismo sociale nei confronti di una minoranza già di per sé ampiamente discriminata e stigmatizzata».
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