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mercoledì 20 dicembre 2017

La retorica del tema rom

Passa un altro anno e la retorica sul tema rom non regge più, ci sono questioni negative del passato che continuano ad avere una costante ripetitività, tanto nei contenuti quando nel metodo, e seguitano ad intossicare e falsare il dibattito pubblico, la realtà e le rivendicazioni della minoranza romanì.

Periodicamente cambiano i soggetti ma non cambia la retorica sul tema rom, la quale ha una dipendenza, quasi esclusiva, da dichiarazioni di principio e dai buoni sentimenti, mentre la realtà viaggia su altri binari.
La disconnessione dalla realtà radicalizza nevrosi e, come ogni nevrosi, provoca diverse conseguenze negative.

Per le comunità romanès si mettono in campo politiche improvvisate il cui impatto non viene sostanzialmente valutato, ed ogni progetto che fallisce, o di cui non si conosce l’impatto, sviluppa un assistenzialismo che delegittima e folclorizza la diversità culturale romanì.

Dare costantemente in pasto all’opinione pubblica numeri e distorsioni sulla minoranza romanì, senza il supporto della ricerca sociale con il metodo scientifico, vuol dire sviluppo di una “nevrosi quantitativa” che di fatto mistifica la realtà.

La “nevrosi quantitativa” è forse la più grave minaccia per la minoranza romanì perché altera la realtà, e si deve curare con l’approfondimento qualitativo, entrando nel merito con il lavoro sul campo ed il supporto di tutti gli strumenti della ricerca di rilevazione e di analisi dei dati, ed in particolare con la condivisione della comunità e la restituzione alla comunità.
La ricerca sociale con il metodo scientifico è lo strumento per migliorare la capacità di descrivere un determinato fenomeno sociale, di spiegarlo e di conseguenza di prevederlo.
Una buona diagnosi prepara ed orienta la terapia.

Identico ragionamento per altre questioni, come la “nevrosi partecipativa” che sviluppa un attivismo folcloristico in balia della volontà e di eventi altrui, sconnesso dalla realtà. Invece noi riteniamo che sia utile sostenere la partecipazione attiva e qualificata, specifica e non esclusiva, con un attivismo professionale e con la “schiena dritta”, capace di ragionare con la propria testa.


La retorica sul tema rom non regge più:
- o siamo capaci di spiegare in modo chiaro il “perché e in che modo” sviluppare la visione politica strategica connessa con la realtà
- rendiamo visibili le soluzioni dotati di senso per dare risposte ragionate ai bisogni e la valutazione dell'impatto delle nostre azioni
oppure è meglio astenersi dal "ripetere come un mantra" la solita retorica sul tema rom, perché “ogni ripetizione” continua a mistificare la realtà ed a smentire le rivendicazioni.

Superare la solita retorica sul tema rom e declinare processi di sviluppo delle comunità in cui la diversità culturale non sia solo un simulacro dei tempi passati, ma una risorsa, tanto per il soggetto quando per la comunità, da collegare a modelli di sviluppo sociale, culturale ed economico. Sarebbe un buon inizio per avviare il superamento della solita retorica sul tema rom.



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