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mercoledì 18 gennaio 2017

LETTERA APERTA ALL'ATTIVISMO ROMANO'




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Lettera aperta all'attivismo romanò






Per tanto tempo, negli anni passati, abbiamo tutti denunciato gli errori degli attivisti, degli esperti e dalle associazioni pro rom per le scelte politiche sbagliate verso la minoranza romanì, per un disastroso modello di sviluppo degli interventi i cui fallimenti sono ben documentati, e per l'assenza di volontà ad un radicale cambiamento.

Tutti abbiamo sempre denunciato gli ostacoli per la partecipazione attiva del rom nelle attività e nelle iniziative destinate alla minoranza romanì.
Da diversi anni la partecipazione attiva del rom inizia ad essere un fatto concreto e dobbiamo porci diverse domande.

Cresce la partecipazione attiva del rom e non è visibile un miglioramento delle condizioni della minoranza romanì, è evidente che qualche cosa non funziona correttamente.

Oggi per le comunità romanès non è cambiato quasi nulla rispetto al passato, anche se da diversi anni tante persone/associazioni rom gestiscono progetti ed iniziative oppure collaborano alla loro realizzazione.

Potrei citare i progetti gestiti con la presenza di persone/associazioni rom che non hanno prodotto alcun tipo di benificio alle comunità romanès, e potrei motivare i limiti ed i danni delle attività realizzate, ma in questa sede voglio invitare ad una riflessione con la propria coscienza.

La partecipazione attiva e qualificata del rom, specifica e non esclusiva, è fondamentale per migliorare le condizioni delle comunità romanès, ma siamo degli irresponsabili se non comprendiamo che la partecipazione attiva del rom senza specifiche conoscenze-competenze professionali ed esperienza è molto pericolosa perchè implementa stereotipi e pregiudizi, legittima l'istigazione all'odio razziale e radicalizza la discriminazione.

Essere rom non vuol dire essere automaticamente un esperto.

In Italia gran parte dei progetti e delle iniziative realizzate con la partecipazione attiva di persone/associazioni rom dimostrano che il modello di partecipazione attiva del rom, spesso voluto e sostenuto dalle istituzioni, non ha prodotto (e nemmeno proposto) un radicale cambiamento utile per migliorare le condizioni sociali, culturali e politiche della minoranza romanì.

Si intende continuare con l'attuale modello di partecipazione?

Nella Fondazione romanì Italia abbiamo scelto un modello di partecipazione attiva e qualificata del rom, specifica e non esclusiva, laddove i requisiti prefessionali, morali ed etici sono fondamenti imprescindibili; con questa strategia la nostra fondazione da alcuni anni realizza la propria visione politica.

Nei prossimi giorni Fondazione romanì Italia emanerà un bando ( sarà disponibile nel sito web:
www.fondazioneromani.eu), per selezionare n. 12 persone rom più 03 uditori per partecipare al corso di formazione professionale di “Esperto di sviluppo di comunità”.

Si tratta di una delle attività del progetto “Romanipè 2.0” finanziato da UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazione razziale e finalizzato ad implementare la visione politica strategica di Fondazione romanì Italia per strutturare un modello di sviluppo degli interventi per le comunità romanès diverso dal passato ed elaborare una nuova romanipè.

Concludo invitando a sostenere la campagna di adesione 2017 di Fondazione romanì con l'adesione quale socio sostenitore dalla home page del sito web:

www.fondazioneromani.eu

Nazzareno Guarnieri – presidente Fondazione romanì Italia


 


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Fondazione romanì Italia

Via Rigopiano n. 10/B  - 65124 Pescara  tel. 3299135259 - 3277393570



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