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sabato 28 maggio 2016

Speciale Rom. A Roma è emergenza umanitaria: in cinquecento in mezzo a una strada

Speciale Rom. A Roma è emergenza umanitaria: in cinquecento in mezzo a una strada

BAMBINI ROM "SGOMBERATI"

Giachetti deciso: niente ruspe contro i campi rom

Globalist 2.0 | Giachetti deciso: niente ruspe contro i campi rom

Programa de ràdio sobre el poble gitano - FAGiC

Programa de ràdio sobre el poble gitano - FAGiC

Approccio di housing first e community welfare - Fondazione Romanì

il link qui: Approccio di housing first e community welfare

Ed ecco l'interessante documento. Le evidenziazioni in giallo più brillante sono mie (per facilitare il mio "apprendimento". Chiedo scusa...). Paolo

Presentiamo il racconto di un anno di attività realizzata con la visione strategica di Fondazione romanì Italia  corredato da alcune testimonianze. Nella Città di Faenza da oltre un paio di decenni sono presenti n. 9 nuclei coniugali di famiglie rom per complessivi 36 persone di cui n.20 minori. Inoltre si aggiunge una famiglia rom di n. 05 persone non residenti, ospiti di una parrocchia da più di 2 anni. A Marzo 2015, quando la Fondazione romanì Italia ha avviato la collaborazione con il comune di Faenza, questo era il contesto della comunità rom locale: n. 5 famiglie vivevano in Via Corleto, nell'area concessa in comodato d'uso gratuito da ASP,
in condizioni igienico-sanitario molto precarie - n. 1 famiglia viveva in un'abitazione d'emergenza - n. 3 famiglie vivevano in un camper sostando sul territorio faentino.
I minori rom in età di obbligo scolastico erano n. 07 e la frequenza era limitata.
Tutti i nuclei familiari rom allargati erano residenti presso la sede dell'associazione Giovanni XXIII°. 
Nel mese di Ottobre 2014 con la collaborazione dell'associazione locale “Fuori dal coro” viene promosso un evento pubblico in cui la Fondazione romanì Italia, illustra il progetto di community welfare per le famiglie rom presenti nella città di Faenza.
Dopo diversi incontri con l'assessore ed il dirigente delle politiche sociali nel mese di Marzo 2015 tra il comune di Faenza e la Fondazione romanì Italia viene sottoscritto un protocollo d'intesa di collaborazione della durata di un anno in cui la Fondazione romanì Italia si impegna a realizzare iniziative di community welfare e di consulenza sulla tematica rom per complessivi n. 30 (trenta) giorni di attività che sono il 14 Aprile 2015 e concluse il 20 Maggio 2016.    
In sintesi il senso di questa iniziativa progettuale è finalizzata ad un radicale cambiamento rispetto al passato per l'integrazione culturale delle famiglie rom, avviando processi, piuttosto che prestazioniper dare risposte a bisogni qualitativi le cui dinamiche sono collocate dentro le comunità. I fallimenti del passato verso le comunità romanès richiedono il cambiamento del paradigma delle politiche pubbliche e delle rivendicazioni della minoranza romanì, e obbligano l'attivazione di nuovi approcci, nuove strategie e nuove soluzioni, nella dimensione interculturale, con azioni basate sulla condivisione di percorsi, sulla comprensione dei bisogni del soggetto e del contesto comunitario.
Un'area particolarmente critica per tante famiglie rom è il disagio abitativo con tutte le difficoltà per accedere all'affitto di una abitazione.
Molte ricerche hanno documentato che la disponibilità di una “normale” abitazione è una - conditio-sine-qua-non – che incide positivamente sul benessere socio-relazionale e psico-fisico delle persone, rende possibile l'avvio di processi di auto-stima e empowerment, migliora la disponibilità e le opportunità di inclusione sociale, di identità culturale, di appartenenza ad una comunità.
Queste ricerche hanno documentato il successo di inziative avviate con un modello di Housing first, che sostanzialmente si fonda sul riconoscimento della casa come diritto umano primario, e collega l'efficacia della stabilità abitativa al ripristino attorno alla persona della struttura relazionale e comunitaria rappresentata dalla disponibilità di una casa, dal supporto dell’equipe pubblico-privato, dall’interazione socio-culturale e dalla comunità.
L'iniziativa realizzata da Fondazione romanì Italia intende avviare un diverso approccio al tema delle comunità rom con diversi strumenti e metodologie di intervento per contribuire ad aprire un impatto alle resistenze al cambiamento, e rendere visibile un cambio di paradigma nelle politiche per il contrasto alla esclusione e discriminazione, alla auto-esclusione ed auto-discriminazione.
Fondazione romanì Italia

Contributo di Marcello Nannini  - presidente responsabile - dell'autogestione del Condominio Corbari 60

In merito alla presenza della famiglia Halilovic nel nostro condominio, io Marcello Nannini ci tengo a precisare la mia posizione e quella della mia gente.Non esiste Paese in cui non vi siano discriminati, o per il colore della pelle o per la differenza del credo religioso o per la diversa provenienza, infine per altre cause, alcune delle quali possono apparire addirittura banali. In ogni Paese esiste un gruppo di individui che viene trattato diversamente dagli altri e per il quale si fa difficile l’integrazione.
Alcune minoranze sono effettivamente discriminate e vivono in una lotta perpetua, ora palese e aperta, ora latente e sotterranea, con il resto della popolazione.
Certo, a noi italiani, imbevuti dei principi cattolici e cresciuti all’alta scuola della civiltà, che ha sempre vantato spiriti liberali e cosmopoliti, sembra assurdo che possano esistere lotte così aspre determinate dalla differenza della religione, così come ora non riusciamo a concepire che per una semplice questione di colore si possa creare una situazione così tragica come quella che esiste in tanti Paesi, dove non si riesce a trovare un adeguato compromesso. L’odio verso i rom è come un veleno che si trasmette di padre in figlio. Le nuove generazioni non dovrebbero più avere i pregiudizi dei loro antenati. Purtroppo, invece, continuano ad alimentare il disprezzo di chi si sente, ma non è, superiore.
Ma il cammino da percorrere, perché si attivi la vera uguaglianza è ancora molto lungo e disseminato di ostacoli non facilmente superabili.
Mantenerli segregati nei loro accampamenti, è un sintomo di paura e insicurezza. Un fatto certo è che la situazione di conflitto esiste ed è evidente, e che occorre la più grande buona volontà da parte di tutti, accompagnata da una visione realistica delle cose (senza menzogne e cattiverie), perché possa stabilirsi una pacifica e giusta convivenza.
Vivere con paura è vivere a metà. Noi vogliamo vivere pienamente, la spina dorsale di questo condominio si basa su parole come: UGUAGLIANZA, TOLLERANZA, SOLIDARIETÀ. Queste ci permettono di superare ostacoli e difficoltà, e accogliere le nuove sfide con serenità e fiducia.
Lieto che abbiate appreso il nostro punto di vista sull’accoglienza di nuove famiglie appartenenti a minoranze etniche, rimaniamo a disposizione per partecipare a nuovi, eventuali, progetti di integrazione.

Assistente sociale dott.ssa Miriam Savarese
In qualità di assistente sociale dell'Area Minori e Famiglia dei Servizi Sociali Associati di Faenza, ho iniziato a lavorare con le famiglie rom presenti sul territorio del comune faentino a giugno 2015,  in sostituzione della collega che per anni si era occupata di loro.
Il mio percorso con tali famiglie ha avuto luogo fino al dicembre 2015, quando è iniziato per me il periodo di congedo di maternità e astensione dal lavoro.
L'inizio della mia presa in carico delle famiglie rom è coincisa con l'inizio della collaborazione tra la Fondazione romanì Italia e l'amministrazione comunale (per altro di nuova costituzione date le recenti elezioni). Ritengo che proprio la combinazione dei fattori suddetti, ovvero l'inizio della collaborazione con la Fondazione Romanì, il cambiamento dell'amministrazione comunale ed il cambio di assistente sociale, abbia permesso di individuare linee d'azione chiare e concrete per la presa in carico delle famiglie.
Più precisamente, senza potere e volere esprimere giudizi sull'operato svolto negli anni precedenti, ritengo che, come spesso accade, la “ventata di aria di cambiamento”  abbia messo tutti i soggetti coinvolti (famiglie, reti di servizi e volontariato, istituzioni, privato sociale, opinione pubblica, etc) in un'ottica di ascolto e messa in discussione.
Sicuramente nel corso dei diversi incontri svolti, ogni soggetto ha portato con sé il proprio “bagaglio” di esperienza pregressa, non sempre positiva, di relazione con i nuclei rom.
Mettere insieme i diversi mandati e i diversi punti di vista non è stato facile ed ha portato anche all'allontanamento di alcuni soggetti dal gruppo di lavoro.
Personalmente, non avendo alcuna conoscenza precisa delle famiglie presenti, né della loro cultura e del modo di vivere, ho cercato di approcciarmi a questa nuova realtà cercando di azzerare anche le conoscenze provenienti da “luoghi comuni, voci di corridoio, stereotipi e pregiudizi”.
Lasciare lo spazio ed il tempo ai singoli membri della comunità rom di presentarsi, raccontarsi e descriversi, ha permesso di costruire in tempi rapidi un buon clima di fiducia e collaborazione.
Di fondamentale importanza è stata la formazione e l'affiancamento di Nazareno Guarnieri, Presidente della Fondazione Romanì, che ha garantito la sua presenza in alcuni colloqui con le famiglie e la reperibilità telefonica  quando distante.
Nei sei mesi di operato, ho riscontrato accoglienza, educazione e collaborazione da parte delle famiglie, puntuali nel presentarsi ai colloqui concordati così come nel rispettare le consegne date (ad esempio nel reperimento di documenti, informazioni,..).
I momenti di scontro o difficoltà ci sono stati, ma in ogni nucleo è emerso un elemento trainante e mediante che ha fatto sì che la collaborazione non si interrompesse.
Positivo in tal senso è stato l'intrecciarsi dell'esperienza “degli anziani” con l'entusiasmo “dei giovani” rom.
In diversi momenti l'entusiasmo delle nuove generazioni ha agito da spinta per gli anziani, timorosi di mettersi in gioco e collaborare per poi sperimentare il “senso di abbandono istituzionale” che riferivano aver provato negli anni precedenti.
Allo stesso tempo, l'esperienza di vita ed il giudizio maturato negli anni, hanno permesso agli anziani di contrastare moti di impulsività dei giovani, riportandoli alla corretta adesione al progetto.
Nel concreto nei sei mesi di presa in carico, oltre alla conoscenza delle famiglie attraverso colloqui e visite domiciliari, le azioni svolte per la costruzione del percorso di reinserimento abitativo e sociale dei nuclei, sono state:
ricostruzione della posizione anagrafica di ogni singolo membro e individuazione delle strategie per la regolarizzazione dei documenti;
  • relazione con il Consolato di Milano;
  • incontro con gli istituti scolastici, iscrizione di tutti i bambini in età di obbligo scolastico a scuola con regolare frequenza scolastica, verifiche periodiche con gli insegnanti di ogni bambino
  • attivazione di trasporto scolastico per i nuclei abitanti lontani dal centro urbano
  • incontro con le forze dell'ordine per chiarire e conoscere le modalità di intervento nelle situazioni di illegalità, irregolarità, etc..
  • collaborazione con il Tribunale per i Minorenni di Bologna per le famiglie con procedimenti inerenti la responsabilità genitoriale in corso;
  • incontri con risorse pubbliche e del mercato privato per il reperimento di alloggi
  • incontri periodici (settimanali o quindicinali) con il gruppo di lavoro costituito da associazioni di privato sociale, volontariato, parrocchie, assistenti sociali, assessori comunali.
Il percorso è stato e continua ad essere intenso, lungo ed impegnativo ma i risultati, sia a dicembre, che ad oggi, da quanto appreso dalla collega, sono soddisfacenti.
Al momento le famiglie rom inserite in abitazione sono tre e si spera di poter compiere lo stesso percorso anche per le altre famiglie presenti sul territorio, facendo sì che ognuna di queste raggiunga buoni livelli di autonomia personale, sociale ed economica.
La “sfida” riguarda tutti, non solo le famiglie, bensì l'intera cittadinanza, l'apparato istituzionale, enti e servizi.

Assistente sociale Dott.ssa Martina Laghi
Sono un assistente sociale dei Servizi Sociali di Faenza e lavoro nell'Area Minori e Famiglia. Mi sono occupata per diversi anni delle famiglie rom, entrando nel loro mondo con curiosità, senza la pretesa di comprendere fino in fondo le loro abitudini e cercando di abbandonare i soliti pregiudizi e i luoghi comuni.
In diversi anni è stato molto interessante conoscere una ad una queste famiglie, le loro caratteristiche, i loro limiti,  riuscendo a instaurare una certa fiducia reciproca e una buona empatia; però all'interno del Servizio è stato faticoso trovare una strada chiara da percorrere e degli obiettivi chiari da condividere con queste famiglie, e ciò in diverse occasioni ha messo in crisi il rapporto di fiducia e di collaborazione con loro.
Per una riorganizzazione interna al servizio sociale, nel maggio 2015 sono stata sostituita nella presa in carico delle famiglie rom, coincidendo con l'avvio della collaborazione con la Fondazione Romanì.
E' capitato di confrontarmi con la mia collega e percepivo in lei un forte entusiasmo, dovuto soprattutto ad un nuovo modo di lavorare nel perseguire obiettivi e percorsi chiari e concreti, riuscendo fin da subito a vedere dei risultati e un coinvolgimento attivo della famiglie rom e della comunità.
A dicembre la mia collega si è però assentata e fino al suo rientro mi è stato chiesto, o meglio, è stato dato per scontato, vista la mia pregressa conoscenza delle famiglie rom, che mi  “riprendessi” questi nuclei, e devo dire che l'ho fatto con piacere, desiderosa di continuare il percorso avviato dalla mia collega insieme all'amministrazione e alla Fondazione Romanì Italia.
Dopo aver ripreso i contatti con le singole famiglie rom, il primo intervento è stato l'inserimento abitativo di tre famiglie.
Ammetto che è stato emozionante: ho visto l'entusiasmo delle famiglie ma anche la loro paura del cambiamento, il desiderio di vivere “come gli altri” sotto un tetto ma anche la paura di non essere accettati dai vicini di casa e di non “riuscire” nel progetto condiviso col Servizio Sociale.
Tutte e tre le famiglie rom sono consapevoli di questo: vivere in casa presuppone il rispetto di regole di convivenza civile, il rapportarsi con altre persone fino a quel momento sconosciute e   diffidenti nei loro confronti, fare i conti con l'affitto mensile e le bollette, imparando a gestire i consumi, condividere un patto col Servizio Sociale che prevede la frequenza scolastica assidua per i minori a carico e la collaborazione con la scuola, la disponibilità a intraprendere un percorso formativo e lavorativo o alla legalizzazione dell'attività lavorativa che già svolgono,  e l'inserimento nella comunità/quartiere dove vivono.
Quante persone mi hanno chiesto: “ma hanno arredato la casa?”, pensando che non fossero capaci di vivere in un appartamento “come le persone normali”.
E invece accompagnare ognuna della famiglie in casa, consegnare le chiavi, vedere che settimana dopo settimana gli appartamenti venivano ridipinti, arredati con cura e con attenzione ai particolari (tende, tappeti, pizzi, cuscini), è stato molto interessante e un passo dentro la loro cultura, che non è contrapposta alla nostra ma solamente diversa!!
Tale inserimento è stato accompagnato dalle figure di tutoraggio, individuate nel mese di dicembre e formate dal dott. Guarnieri, presidente della Fondazione Romanì., che sostengono e svolgono una funzione di monitoraggio e di “raccolta” delle problematiche, rimanendo in stretto contatto col Servizio Sociale.
Ogni nucleo può inoltre contare su altre  figure preziosissime presenti all'interno dei condomini ( caposcala) e  operatori che svolgono la funzione di mediazione dei rapporti tra i condomini. Ogni problema viene affrontato partendo dai fatti, dagli elementi concreti che vanno verificati, e su questo tutte le tre famiglie sono disponibili al confronto e a seguire le indicazioni date, con alti e bassi, tipici per tutte le famiglie che abbiamo in carico e che necessitano di interventi di aiuto.
Dopo alcune settimane dall'inserimento è stato per me una grande soddisfazione ricevere telefonate da persone che non appartengono ad associazioni o enti, ma semplici cittadini che mi hanno chiesto maggiori informazioni sui progetti in corso a favore delle famiglie rom e come potevano rendersi utili.
Questo è per me il vero successo del progetto di inclusione delle famiglie rom: rendere attiva la comunità locale, mostrare che è possibile costruire dei percorsi con famiglie ritenute “non integrabili”, suscitare la collaborazione spontanea, priva di interessi personali, da parte della comunità locale, nei confronti di famiglie che hanno delle fragilità, come molte altre, ma che dopo tanti anni in cui hanno vissuto prive di dignità e di condizioni adeguate di vita, hanno ora un'opportunità che sta a loro coglierla ma all'interno di una comunità accogliente!!
Non mancano alcune criticità.
Il percorso di inclusione è stato condiviso con le famiglie ma rimangono alcuni atteggiamenti, principalmente nei confronti del servizio, connotati da assistenzialismo: gli obiettivi al momento si stanno raggiungendo ma spesso a monte ci sono discussioni e confronti interminabili con alcune di queste famiglie che partono dal presupposto che senza un aiuto non ce la possono fare, che se non è il Servizio Sociale ad attivarsi, loro non possono fare nulla (ad esempio gli accompagnamenti a scuola dei figli, il pagamento di alcune utenze, l'accesso ad alcuni servizi per la regolarizzazione dei documenti o per espletare altre pratiche).
Molti di questi atteggiamenti sono stati superati e l'obiettivo dell'autonomia è la base dei nostri interventi, ma è necessario continuare per scalfire gradualmente questo atteggiamento che non aiuta le famiglie rom a integrarsi realmente e a riconoscersi parte di una cittadinanza attiva.
Anche le relazioni all'interno dei condomini non sono semplici  e le fragilità che presentano alcune famiglie si manifestano, diventano visibili e creano disagio a chi sta vicino, ma proprio grazie  alla presenza della comunità vicina che sostiene queste famiglie, le osserva, raccoglie elementi oggettivi e si confronta con gli operatori, è possibile poi intervenire con i servizi e gli interventi di tutela e di aiuto che le istituzioni mettono a disposizione per tutti.
Il progetto è appena avviato per alcune famiglie, ma ce ne sono altre quattro in attesa di un inserimento abitativo.
Oltre alle risorse comunali, la ricerca è allargata al libero mercato, ma la diffidenza nei confronti dei rom è molto elevata e anche la garanzia di un progetto che sostiene, supporta  e controlla queste famiglie, pare non sia sufficiente a “ convincere” un proprietario immobiliare ad affittare la casa ad un rom!
Sono convinta che essere cittadini che “includono e non escludono” nessuno, collaborando con le istituzioni su percorsi ben definiti e chiari, come ritengo sia quello avviato dall'amministrazione insieme alla Fondazione Romanì,  porti a dei benefici per tutta la collettività!

Il corpo estraneo. Prova di comunità
«L'avere teorizzato il problema della povertà estrema come mero risultato di disuguaglianze economiche, l'aver cercato di circoscrivere il problema dei percorsi di povertà dentro alcuni binomi - dei quali occupazione/disoccupazione, con abitazione/senza abitazione appaiono determinanti e quasi risolutivi -, ci ha spaventosamente accecati e ci ha resi incapaci di vedere oltre. Ci ha impedito di capire che il percorso verso la povertà estrema - che vuol dire soprattutto isolamento, degrado del sé, mancanza di ogni supporto di affettività, crisi di gestione della propria vita, e così via - lo si costruisce giorno per giorno, momento per momento nel proprio rapporto con chi ci sta intorno e con la realtà fisica del mondo circostante. La crisi della famiglia, del vicinato, l'essere condannati ad un meccanismo di vita centrato sull'assenza di forme significative di vera relazionalità, tutto ciò costituisce una componente determinante dei percorsi di povertà» P. Guidicini , G. Pieretti, Città globale e città degli esclusi. Una esperienza di welfare mix nel settore delle emarginazioni gravi, Franco Angeli, Milano 1998.
Negli ultimi dodici mesi abbiamo provato a mettere in atto un cambio di passo per quanto riguarda l'inclusione dei nuclei rom presenti sul territorio.
Il progetto, avviato dai Servizi Sociali con la collaborazione di Fondazione romanì Italia, prevede che le azioni inerenti il soddisfacimento di bisogni fondamentali quali casa, lavoro, salute e istruzione, siano messe a sistema adottando un atteggiamento non assistenzialista verso i rom coinvolti: a essi viene chiesto di far corrispondere, alle opportunità di supporto che vengono loro offerte, la disponibilità a compartecipare attivamente alla costruzione di un percorso di autonomia, legalità e cittadinanza crescenti.
Tra le tante condizioni al contorno, credo vada in particolare sottolineato il fatto che la “messa a sistema” non possa prescindere dal coinvolgimento della società civile.
L'attuazione delle azioni non è una prerogativa dell'amministrazione, che pure mantiene il ruolo necessario di coordinamento e di stimolo, ma è fatta di concerto con l'associazionismo, la cittadinanza attiva, la scuola, le forze dell'ordine, la cooperazione, la mediazione sociale e i soggetti pubblici e privati che si occupano di casa, formazione, lavoro e servizi alla persona.
Qual è il bilancio di questo primo anno di lavoro?
Per quanto sia semplice l'enunciazione dei principi base, è possibile immaginare come non lo sia altrettanto la loro concreta applicazione, così come la scelta “politica” di investire in un lavoro certamente non redditizio in termini di consenso...
A dodici mesi dall'attivazione del progetto, possiamo dirci soddisfatti dei tre nuclei familiari ai quali è stato possibile concedere in via temporanea un alloggio?
Della gestione del conflitto con il vicinato?
Della stabilizzazione della frequenza scolastica dei minori?
Del rispetto e dell'effettiva adesione, da parte delle famiglie, al patto “opportunità vs disponibilità”?
Se guardiamo al punto di partenza, ai primi risultati, al lavoro necessario per raggiungerli e al tempo impiegato, dovremmo dire di si.
Sarebbe tuttavia da ingenui accontentarsi di uno start up che, lungi dal completare il disegno complessivo, è ancora molto parziale.
Se la transizione abitativa ha posto le condizioni iniziali per chiedere un cambiamento alle persone inserite, sappiamo bene che proprio la casa può rappresentare il punto debole del percorso qualora non sia supportata da misure per un'effettiva integrazione: il lavoro, la risoluzione del conflitto, la costruzione di una rete di relazioni.
Non a caso, in questi giorni il progetto sta incontrando difficoltà proprio dal punto di vista del rapporto con i vicinati.
Le segnalazioni ricevute con continuità, pur contenendo in parte un'adesione a pre-giudizi, presentano certamente anche elementi di fondatezza di cui non possiamo non tenere conto.
Per questo motivo invitiamo i cittadini a segnalare tutte le situazioni anomale, cercando per quanto possibile di essere precisi e circostanziati: il modo migliore per avere efficacia è uscire dalla banalità del luogo comune e dalle forme di generalizzazione.
La decisione di iniziare dall'inserimento abitativo d'altronde implica proprio la scelta di inserire i nuclei rom all'interno del tessuto sociale, con tutte le difficoltà che ne derivano.
Questa è la scommessa più grande. In effetti, se tralasciamo per un momento la complessa articolazione del percorso, il principio che sta alla base di tutto il lavoro è proprio questo: un processo d'inclusione deve costruire relazioni, oppure è destinato al fallimento.
L'integrazione si fa tra due sponde, dunque non porta da nessuna parte se non trova l'adesione effettiva delle famiglie romanès e non coinvolge allo stesso tempo la comunità dei cittadini, cioè il contesto chiamato ad accogliere ciò che oggi, nei fatti, costituisce un vero e proprio elemento “altro”. La comunità è alla prova del corpo estraneo. Pazienza, tolleranza, lavoro.
Dott. Andrea Luccaroni - Assessore  Inclusione, sicurezza, polizia locale e associazionismo Comune di Faenza

Percorso di analisi e integrazione delle famiglie rom

residenti nel Comune di Faenza

Il percorso tracciato è stato realizzato grazie al coinvolgimento in rete di tanti soggetti della realtà Comunale e del tessuto comunitario Faentino. La fase iniziale del percorso è stata sostenuta sia politicamente che dal punto di vista organizzativo da tre assessorati: Servizi Sociali, casa e Pari opportunità; Inclusione, sicurezza, polizia locale e associazionismo; Politiche educative.
Ogni processo di cambiamento parte dal presupposto che il cambiamento va accompagnato, supportato nell’analisi di ciò che viene sperimentato, quindi valutato ed eventualmente perseguito e/o abbandonato.
Questo modo di procedere prevede un coinvolgimento dei diversi livelli delle istituzioni per poter essere efficaci ed agire appunto un cambiamento effettivo. Prima di percorrere le tappe operative del progetto preme sottolineare la metodologia partecipativa che è stata alla base della condivisione politica in senso lato.
Principali tappe del percorso
  • Coordinamento progettuale.
  • Analisi delle condizioni delle famiglie presenti attraverso una ricostruzione documentale per singoli nuclei.
  • Questa attività viene svolta dalle assistenti sociali dei servizi con il coinvolgimento del Servizio Anagrafe e step di verifica con le Forze dell’ordine.
  • Mappatura delle segnalazioni ricevute dal Tribunale dei minori. Questa attività è necessaria poiché determina una lista di priorità su cui il Comune è chiamato ad agire.
  • Analisi delle singole famiglie per determinare percorsi specifici di uscita dalla condizione di nomadismo o comunque di individuazione di una maggiore stabilità. Questa attività è condotta direttamente dalle Assistenti Sociali attraverso colloqui diretti con singoli, in coppia ed anche attraverso visite svolte presso i luoghi di vita delle famiglie.Si tratta di un'attività in essere e necessariamente in progress, in quanto ogni singolo passo dovrà poter essere verificato e tale da poter disporre variazioni del progetto in seguito alle mutate condizioni di contesto o al successo delle azioni precedenti.
  • Monitoraggio dell'assolvimento dell'obbligo scolastico. Vengono coinvolte anche le istituzioni scolastiche, in collaborazione con i Servizi Sociali, area minori, per supportare e monitorare l’inserimento scolastico dei minori.
  • Mappatura delle realtà dell'associazionismo presenti sul territorio che a diverso titolo sono state coinvolte in percorsi e attività volte alla inclusione delle famiglie Rom.
  • Determinazione sempre in progress di percorsi personalizzati per ogni nucleo familiare. Questa attività si caratterizza per l’attivazione della rete interna ed esterna al servizio comunale coordinata dai Servizi sociali e sviluppata con il supporto della Fondazione Romanì.
  • Costruzione di di reti di community welfare di vicinato.
  • Monitoraggio dei percorsi e feedback sui percorsi personalizzati
1) Coordinamento progettuale
Il Comune di Faenza e la Fondazione Romanì considerano che azioni di community welfare possano essere considerate interventi preliminari per la costruzione di percorsi di integrazione culturale/sociale e nello specifico per le famiglie appartenenti alla minoranza Romanì.
Il protocollo d'intesa prevede:
a) la realizzazione di azioni di community welfare rivolte a famiglie rom presenti nel territorio cittadino, al fine di uscire dall'ottica assistenzialistica ed entrare in una prospettiva di autonomia e normalità delle persone/famiglie;
b) la realizzazione di iniziative di conoscenza della cultura Romanì, al fine di promuovere e migliorare interrelazioni e la giusta fruizione dei sevizi pubblici e privati.
In relazione a ciò, sono stati svolti incontri finalizzati alla redazione e al monitoraggio dell'intero progetto:
08/07/2015, sede SSA, coordinamento progetto: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Assistente sociale;
05/08/2015, sede SSA, situazione Corleto: Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, ASP;
11/08/2015, sede SSA, coordinamento progetto: FRI, Assessori politiche sociali e inclusione, Dirigenza SSA, Assistente sociale
07/09/2015, sede SSA, coordinamento progetto: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Assistente sociale;
07/09/2015, sede SSA, inserimento abitativo: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, ACER;
10/09/2015, sede SSA, coordinamento progetto: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, Assistente sociale:
30/09/2015, sede SSA, coordinamento: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Comandante PM, Assistente sociale;
14/10/2015, sede SSA, inserimento abitativo: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, ACER; 30/10/2015, sede SSA, inserimento abitativo: Assessore Politiche sociali, Assistente sociale, ASP; 05/11/2015, sede SSA, coordinamento progetto: FRI, Assessore Inclusione, Dirigenza SSA, Assistente sociale;
06/11/2015, sede SSA, coordinamento progetto: Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Assistente sociale;
19/11/2015, sede SSA, coordinamento progetto: Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Assistente sociale;
20/11/2015, sede SSA, inserimento abitativo: commissione Emergenze abitativa;
21/12/2015, sede SSA, coordinamento progetto: Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Assistente sociale;
25/02/2016, coordinamento progetto: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione 
                            2)Analisi delle condizioni delle famiglie presenti attraverso una ricostruzione documentale per singoli nuclei

La presente relazione  si limita a riportare il quadro aggiornato relativo all'anno 2015 e una descrizione della situazione odierna dei nuclei residenti nel Comune di Faenza
Trattandosi di dati sensibili non si farà riferimento ai nomi delle persone descritte: i nuclei familiari verranno identificati attraverso una modalità alfanumerica.
I nuclei familiari attualmente residenti nel Comune di Faenza sono otto:
Nucleo A (2 persone): madre con un figlio maggiorenne, residenti a Faenza; un secondo figlio non risulta più residente; una terza figlia ha fondato un nucleo genitoriale autonomo (vedi A1).
  • Nucleo A1 (4 persone): madre e padre, residenti a Faenza, con 2 figli minori ancora in età pre-scolare (una dei due è nata a fine ottobre 2015); il nucleo è oggetto di un progetto di inserimento abitativo per questioni emergenziali collegate a un serio problema di salute evidenziato dalla neonata fin dalla nascita; altri due figli, in affido al Servizio Sociale, sono collocati in casa famiglia fuori provincia.
  • Nucleo B (4 persone): padre e madre, residenti a Faenza; un figlio maggiorenne; un figlio minore, con progetto di sostegno condiviso da scuola, Servizi Sociali e Neuropsichiatria infantile, frequentante la scuola dell'obbligo; il nucleo è oggetto di un progetto di inserimento abitativo in quanto inserito in graduatoria Acer.
    Si segnala inoltre che: 
- tre figli ulteriori sono attualmente in affido al Servizio Sociale, collocati presso casa famiglia fuori provincia e non residenti a Faenza;
- altri tre figli maggiorenni sono stati cancellati dall'anagrafe e vivono in altra regione; - un altro figlio maggiorenne ha fondato un nucleo genitoriale autonomo (vedi B1).
  • Nucleo B1 (4 persone): padre, madre e due figli minori, residenti a Faenza.
  • Nucleo C (6 persone): padre e madre, quattro figli minori (frequentanti la scuola dell'obbligo e affidati ai Servizi Sociali), tutti residenti a Faenza; il nucleo ristretto formato da padre, madre e dai quattro figli minori è oggetto di un progetto di inserimento abitativo per emergenza abitativa su richiesta del tribunale per i minori. Si segnala inoltre che: - una figlia maggiorenne vive con il padre, ma è in atto un percorso di autonomia per lei e la figlia che ha a carico;
    - una figlia già maggiorenne ha avviato un percorso di autonomia rispetto al nucleo genitoriale insieme ai due figli minori ;
    - una figlia maggiorenne ha fondato un nucleo genitoriale autonomo (vedi C1); - una figlia maggiorenne ha fondato un nucleo genitoriale autonomo (vedi C2); - un figlio maggiorenne ha fondato un nucleo genitoriale autonomo (vedi C3).
  • Nucleo C1 (4 persone): padre, madre e due figli minori in età pre-scolare; il padre non è residente, il nucleo attualmente non vive a Faenza.
  • Nucleo C2 (6 persone): padre, madre e quattro figli minori, residenti a Faenza; tre figli sono in età prescolare, mentre il quarto frequenta la scuola dell'obbligo.
  • Nucleo C3 (6 persone): padre e madre; quattro figli minori, di cui tre in età pre-scolare e uno frequentante la scuola dell'obbligo, residenti a Faenza; i figli sono in affido ai Servizi Sociali, con provvedimento del Tribunale per i minori.
Agli otto nuclei familiari descritti se ne aggiunge uno costituito da padre, madre e sei figli in età scolare, i quali attualmente non vivono a Faenza e per cui si è in attesa della definitiva chiusura dell'iter per la cancellazione della residenza.
Con riferimento ai progetti di inserimento abitativo menzionati, essi fanno parte del percorso di inclusione avviato con la collaborazione della Fondazione Romanì Itali (FRI) nella primavera del 2015.
Per quanto riguarda l'aspetto documentale, si sottolinea come in primo luogo gli stati di famiglia, che comprendevano più nuclei familiari insieme, sono stati disaggregati in modo da poter individuare autonomamente ogni singolo nucleo (padre-madre-figli), come già sopra riportati. Sono stati inoltre avviati controlli preventivi sulle famiglie comprese nel progetto, in collaborazione con le Forze di Polizia.
Diario attività
17/09/2015, incontro in Prefettura: Prefetto, Sindaco, Assessore Inclusione, Dirigenza SSA, Comandante PM, Comando provinciale CC, Comando provinciale PS, Comando provinciale GdF; 14/10/2015, incontro c/o SSA: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Comandante PM, Comando locale CC, Comando locale PS, GdF;
23/10/2015, verifica periodica segnalazioni cittadinanza: Assessore Inclusione, Comandante PM; 11/11/2015, incontro c/o Commissariato: Assessori Politiche sociali e Inclusione, Dirigenza SSA, Comandante PM, Comando locale PS;
20/11/2015, convocazione incontro Gruppo di Lavoro sul Degrado Urbano, c/o Prefettura; 25/11/2015, verifica periodica segnalazioni cittadinanza: Assessore Inclusione, Comandante PM; 16/12/2015, verifica periodica segnalazioni cittadinanza: Assessore Inclusione, Comandante PM; 22/12/2015, invio alla Prefettura di una relazione specifica da parte dell'assessorato all'inclusione, polizia municipale e sicurezza.
21/01/2015, verifica periodica segnalazioni cittadinanza: Assessore Inclusione, Comandante PM; 26/02/2016, ulteriore incontro del GdL Degrado Urbano in prefettura;
04/03/2016, verifica periodica segnalazioni cittadinanza: Assessore Inclusione, Comandante PM;
10/03/2016 relazione dell'assistente sociale inoltrata alle Forze dell'ordine.
3) Mappatura delle segnalazioni ricevute dal Tribunale dei minori
Questa attività viene svolta internamente ai servizi sociali nell’area Minori, viene concertata tra l’assistente sociale che ha in carico la famiglia, il Capo servizio dell’Area Minori e visionata dal Dirigente dei Servizi sociali. Le decisioni individuate determinano una condizione di priorità e quindi di emergenzialità dei casi in carico. Ogni decisione viene comunicata e relazionata al Tribunale dei minori.
4) Analisi delle singole famiglie per determinare percorsi specifici 
di uscita dalla condizione di nomadismo o comunque di individuazione di una maggiore stabilità.
La quantificazione dei colloqui realizzati è stata desunta dalle cartelle sociali e coinvolge l’attività di due assistenti sociali che si sono alternate nella presa in carico delle famiglie con presenza di minori.
Periodo luglio – dicembre: mediamente 6 colloqui (2 dei quali con la presenza di FRI) per ogni nucleo inserito nelle abitazioni; 2/3 colloqui per gli altri nuclei.
Il nucleo del Paradiso registra una decina di incontri. In totale si registrano circa 30 colloqui realizzati dall’Assistente sociale.
Periodo dicembre – marzo: colloqui  e consegna dell'abitazione ai tre nuclei: 6 incontri (2 per ciascun nucleo); 1 colloquio per ogni nucleo insieme a mediatore FRI (tot: 7 colloqui tra il 3 e il 4 febbraio scorso); visite domiciliari di verifica assistente sociale/utente: n.8; verifica minori collocati in casa famiglia: n.4 nucleo del Paradiso: n.3 colloqui.
5) Monitoraggio dell'inserimento e della frequenza scolastica, supporto ai docenti
Oltre al monitoraggio periodico della situazione scolastica dei minori, sono stati programmati e svolti incontri tra i nuclei rom residenti, le assistenti sociali e FRI  al fine di costruire i presupposti per garantire la continuità della frequenza scolastica durante l'inserimento abitativo.
Incontri scuola/servizi sociali per i minori in carico: 5/10/2015, 6/10/2015, 16/10/2015,  3/11/2015, 28/01/2016, 18/02/2016, 15/03/2016.
E' stato organizzato un corso di formazione specifico rivolto agli insegnanti, dal titolo “Diritti e Rovesci”, 7-10 settembre 2015 che ha visto il coinvolgimento delle scuole e un'ampia partecipazione di insegnanti (30 iscritti), a cura della FRI.
6) Mappatura delle realtà dell'associazionismo presenti sul territorio, coinvolte a vario titolo in percorsi e attività volti all'inclusione delle famiglie Rom.
Sono state coinvolte le associazioni operanti sul territorio che a diverso titolo sono state o sono coinvolte in percorsi e attività volte alla inclusione delle famiglie appartenenti alla minoranza Romanì, e che hanno manifestato la disponibilità ad aderire a un percorso comune. Tale coinvolgimento ha il fine di costruire reti di monitoraggio e tutoring dei nuclei soggetti a inserimento abitativo; le attività, completamente volontarie, non hanno natura assistenziale, ma sono pensate per dare supporto all'azione di coordinamento e di gestione del progetto svolta in primo luogo dall'Assistente Sociale, con l'assistenza specifica e la mediazione della Fondazione Romanì.
Le associazioni coinvolte sono: CAV (Centro Aiuto alla Vita), Azione Cattolica Diocesana, Parrocchie di: San Savino (Paradiso) e S. Maria Maddalena, Associazione Papa Giovanni XXIII, Farsi Prossimo, Associazione Qualcosa di sinistra, Fondazione Giovanni Dalle Fabbriche, volontari presenti a titolo personale.
Diario attività
14/04/2015, SSA incontro con le associazioni locali
08/09/2015, Teatro Due Mondi, incontro aperto con le Associazioni;
15/09/2015, assessore, dirigente SSA, associazionismo, per attività di supporto all'istruzione nuclei Corleto
07/10/2015, sala gialla, tavolo di coordinamento con Associazioni, assessori e assistente sociale; 14/10/2015, sala SSA, tavolo di coordinamento con Associazioni, Fondazione Romanì, assessori e assistente sociale;
09/11/2015, ufficio Scuola: assessore, Servizio istruzione, associazionismo per attività di supporto all'istruzione nuclei Corleto;
23/11/2015, tavolo di coordinamento con Associazioni
11/01/2016, sala Associazioni,tavolo di coordinamento con Associazioni, Fondazione Romanì, assessori;
25/02/2016, sala gialla, incontro associazioni parrocchia San Savino, assessori, assistente sociale, insegnanti.
04/05/2016 sala SSA Tavolo di coordinamento con associazioni, Fondazione romanì Italia, asessori,  assistente sociale, tutor di ogni nucleo familiare
7) Determinazione dei percorsi per le famiglie.
Questa attività si caratterizza per l’attivazione della rete interna ed esterna al servizio comunale coordinata dai Servizi sociali e sviluppata con il supporto della Fondazione Romanì.
Le proposte progettuali sulle famiglie sono state condivise di concerto con il Capo servizio Area Minori e il Dirigente dei Servizi sociali associati.
La rete attivata per le attività legate alla transizione abitativa ha coinvolto: il Servizio casa del Comune di Faenza, il Settore Patrimonio del Comune di Faenza, ACER, ASP ed anche il mondo dell’associazionismo.
8) Costruzione di reti di community welfare di vicinato.
Uno dei punti su cui il lavoro incominciato dovrà essere ulteriormente approfondito è costituito dalla costruzione di reti di vicinato compartecipi e responsabili.
Lo scopo è il coinvolgimento delle realtà aggregative che animano la vita delle comunità locali oggetto di inserimento abitativo dei nuclei familiari.
Sono stati svolti incontri di vicinato con le realtà aggregative del territorio, a partire dagli organismi consultivi di quartiere per estendersi ai Centri Sociali, Parrocchie, Associazioni sportive, al fine di costruire reti intorno ai nuclei familiari.
Diario attività
09/09/2015, Quartiere Reda, incontro pubblico: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, Organo consultivo Quartiere Reda;
29/09/2015, Assessori Politiche sociali e Inclusione, presidenti degli organi consultivi di Quartiere;
10/09/2015, Teatro Due Mondi, incontro pubblico: FRI, Assessori Politiche sociali e Inclusione, prima presentazione delle attività FRI;
24/02/2016, Quartiere Borgo, incontro: Assessori Politiche sociali e Inclusione, ASP, ACER, Parrocchia Santa Maria Maddalena, Centro sociale Borgo, Presidenti degli organi consultivi di Quartiere (Borgo, Centro Nord), rappresentanza Rione bianco, ass. Sportive, sul tema degli inserimenti abitativi;
12/03/2016, Teatro Due Mondi, incontro pubblico, organizzato da Teatro Due Mondi con la partecipazione di FRI. L'incontro è inserito nella programmazione della Settimana nazionale di azione contro le discriminazioni razziali, promossa dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR).
08/04/2016, presso il comune di Faenza FRI ha promosso la Giornata Internazionale della minoranza romanì con la consegna del premio Ciavò romanò al prof. Henri Giordan, direttore di ricerca emerito del CNRS - Centre National de la Recherche Scientifique – di Francia. L'incontro è inserito nel programma del Festival Comunità educante.
9) Monitoraggio dei percorsi.
E’ stato realizzato un corso specifico per le attività di monitoraggio e tutoring, a cura della Fondazione Romanì, rivolto ai volontari provenienti da diverse realtà associative. Il corso, della durata di 4+4 ore, si è tenuto il 11/01/2016.
Ogni volontario ha come riferimento la propria associazione e si confronta periodicamente, ovvero al bisogno, con l’assistente sociale dei Servizi Sociali, il cui ruolo è quello di coordinamento, punto di raccordo e centro decisionale.
Diario incontri
28/01/2016, uffici SSA, incontro Assistente sociale, tutor di un nucleo;
4/02/2016, uffici SSA, incontro di tutti i  tutor, FRI, Assistente sociale;
9/02/2016, uffici SSA, incontro Assistente sociale, tutor di un nucleo.
Un'altra azione di monitoraggio viene effettuata periodicamente con la mediatrice dell'ACER. Tale attività coinvolge la rete dei "capi scala" che ACER coordina attraverso un servizio specifico di mediazione sociale abitativa.
Si prevede l'allargamento dell'intera attività, che attualmente viene attuata sul piano abitativo e scolastico, prevedendo per quanto possibile la futura estensione della rete di monitoraggio anche all'attività lavorativa. 
La Fondazione romanì Italia è stata presente nel territorio del comune di Faenza per realizzare azioni di community welfare nei seguenti giorni: 14/04/2015, 04/05/2015, 05/05/2015, 11/05/2015, 12/05/2015, 07/06/2015, 16/06/2015, 17/06/2015, 08/07/2015, 11/08/2015, 07/09/2015, 08/09/2015, 09/09/2015, 10/09/2015, 30/09/2015, 14/10/2015, 05/11/2015, 23/11/2015, 11/01/2016, 12/01/2016, 03/02/2016, 04/02/2016, 25/02/2016, 12/03/2016, 21/03/2016, 08/04/2016, 28/04/2016, 04/05/2016, 11/05/2016, 20/05/2016.